LA MALVASIA DELLE LIPARI

Prodotta da una Viticultura Eroica, la Malvasia delle Lipari ha una storia millenaria ricca di leggende.

La Malvasia delle Lipari

L’origine del termine “Malvasia delle Lipari” deriva da una leggenda cristiana all’epoca della dominazione musulmana che racconta di un contadino che portava un’anfora colma di moscato e per nasconderla al governatore arabo che aveva incontrato nel suo cammino e gli chiedeva cosa contenesse l’anfora, questo ripose: “succo di malva” e supplicò Dio perché trasformasse il vino in malva. Il desiderio del contadino fu esaudito; infatti quando il governatore bevve dall’anfora, fece un’espressione di disgusto e la ridiede insoddisfatto al contadino. 

La Malvasia delle Lipari conobbe un periodo di fiorenti scambi nella seconda metà del Settecento, e già nella prima metà dell’Ottocento la coltivazione della vite era già molto estesa in tutta l’isola di Salina, fino ad arrivare ad esportazioni di vino che  superarono i 3.000 hl l’anno con mercati di destinazione in tutto il mondo.

Dalla seconda metà del novecento, fu grazie alla storica Cantina Sperimentale di Milazzo, ai suoi Direttori (F. Paulsen, G. Nicosia e G. Barbara) e ad alcuni imprenditori dell’isola, che si iniziò il recupero del vino Malvasia, l’impianto di nuovi vigneti e, nel 1958, la messa a punto della tecnica di produzione. Nel 1973 si ha l’istituzione del disciplinare di produzione per la Malvasia delle Lipari a DOC.  Da allora la produzione di vino comincia ad aumentare: nel 2004 si sono raggiunti circa 450 ettolitri per una superficie di 30 ettari; e inoltre, in questi ultimi anni, la quantità di vino prodotta si è notevolmente incrementata grazie all’aumento della superficie vitata e alla presenza di nuovi produttori.
Il vino Malvasia delle Lipari rimane comunque una produzione di nicchia realizzata grazie al lavoro di una sessantina di produttori, una dozzina di cantine e al lavoro del Consorzio di tutela della Malvasia delle Eolie DOC, consistente nel divulgare le tecniche innovative e migliorative delle produzioni di uva e di vino e favorire un’adeguata promozione. Il disciplinare prevede una resa massima di 90 quintali per ettaro, in coltura specializzata, anche se quasi tutti i produttori hanno scelto di produrre una minore quantità di uva per ettaro.

L’impianto del nostro vigneto, difficile per la morfologia del terreno, è realizzato a terrazze con i tipici muretti a secco. La forma di allevamento della vite è a spalliera bassa con la potatura tipo Guyot; l’irrigazione nel vigneto è assente, determinando stress severi sulla pianta durante il mese estivo. Nella seconda metà di settembre o inizi di ottobre si vendemmia l’uva Malvasia che deve raggiungere alte gradazioni zuccherine (28-30°Brix).

Le Tipologie

Il grappolo della Malvasia è mediamente spargolo: acino sferoidale, buccia sottile, giallo dorato, sapore aromatico. L’aromaticità è dovuta alla presenza sia nelle bucce che nel succo degli stessi terpeni tipici dei Moscati.

La Malvasia della Lipari, di cui esistono tre tipologie, una da pasto e due da fine pasto, è annoverata tra i più antichi e pregiati vini di Sicilia. Il vitigno previsto è “Malvasia delle Lipari” 95%, con un piccolo 5% di uve “Corinto nero”.

Malvasia delle Lipari (ottenuta con uve fresche, il sapore è dolce e aromatico e la gradazione minima è di 11,5 gradi), Malvasia delle Lipari passito (titolo alcolometrico 18% ed un residuo zuccherino non inferiore al 6% con 9 mesi di affinamento); Malvasia delle Lipari liquoroso (titolo alcolometrico 20% di cui almeno 16 svolti, e un residuo zuccherino non inferiore al 6% con 6 mesi di affinamento).
La Malvasia è il frutto di una tecnica che si ripete pressoché immutata da secoli. Il metodo di produzione del Malvasia delle Lipari DOC nella versione da pasto segue il processo di vinificazione in bianco.

La metodologia produttiva della variante Passito prevede una vinificazione delle uve appassite, in tutto o in parte o sulla pianta (vendemmia tardiva) o, dopo la raccolta, si procede anche a un parziale appassimento delle uve per 10-15 giorni, su cannicci (graticci) composti da listerelle di canne, al sole o in locali idonei.
Per la produzione di tutte le tipologie di vini passiti e liquorosi è fondamentale la diraspatura. Le uve sono quindi pigiate in maniera soffice ed effettuando possibilmente una macerazione con le bucce. Il mosto ottenuto è sottoposto a parziale fermentazione alcolica, che si arresta naturalmente quando si arriva ad un’alta gradazione alcolica. Il vino è, quindi, stabilizzato ed imbottigliato. Questo vino si affina per almeno 6 mesi in bottiglia.